Quanti sono i modi di essere di una donna? Tanti.. A volte siamo ostinate e determinate verso un obiettivo, a volte sentiamo la necessità di prenderci cura della nostra casa per renderla accogliente, a volte desideriamo a tutti i costi il matrimonio, a volte è più forte il bisogno di indipendenza e di autonomia, a volte diventiamo sensuali e seducenti…. Parliamo di Dee, di divinità che ci portiamo dentro a livello archetipico, modelli che fanno in modo che la donna si comporti in un determinato modo.
Dopo aver letto “Le dee dentro la donna” di Jean S. Bolen, sono rimasta molto colpita e affascinata dalla storia mitologica e da quanto a livello inconscio questi miti possono creare dentro di noi dei modelli che influenzano la nostra personalità che portiamo poi nel mondo esterno, nei rapporti con gli altri, nelle scelte della nostra vita, che ho voluto raccontare la storia e il comportamento di ogni dea, questo perché potrebbe fornire una chiave di lettura per la comprensione di sé, per riconoscere alcuni dei nostri comportamenti.
Le dee sono state divise tre categorie: Le Dee Vergini, le dee Vulnerabili e la dea Alchemica
Al gruppo delle dee vergini appartengono: Artemide, Atena ed Estia
Queste dee rappresentano la qualità femminile dell’Indipendenza e dell’autonomia, non si innamoravano facilmente e non si lasciavano distrarre emotivamente da quanto consideravano importante, il loro comportamento non assumeva il ruolo di vittima e difficilmente soffrivano. L’aspetto della dea vergine rappresenta quella parte della donna che esiste di per sé, interamente separata dall’ uomo, che non viene toccata dal bisogno di una figura maschile o della sua approvazione. Quando la donna vive secondo un archetipo vergine, non vuol dire che lo sia fisicamente o in senso letterale, ma significa che un’importante parte di lei lo è in senso psicologico. Diventa “una in se stessa”, di conseguenza fa ciò che fa non per il desiderio di piacere, o essere gradita o approvata, non lo fa per estendere il suo potere su un altro, ma perché ciò che essa fa è vero, le sue azioni non sono convenzionali, seguirà i propri valori interni a prescindere da ciò che gli altri pensino di lei. Da un punto di vista psicologico la dea vergine è quella parte della donna mai manipolata né dalle aspettative sociali e culturali né dal giudizio di un uomo.
A livello archetipico esprimono il bisogno di indipendenza della donna, la sua capacità di concentrarsi consapevolmente su quanto è significativo per lei come persona autonoma. Artemide e Atena rappresentano la concentrazione sulla meta e il pensiero logico che fanno di loro archetipi orientati alla realizzazione. Estia è invece l’archetipo che punta l’attenzione all’interno, alla parte spirituale.
Oggi parleremo della Dea Artemide (conosciuta anche come Diana) era la dea della caccia e della luna.
La storia di Artemide nella Mitologia
Artemide era la sorella gemella di Apollo, dio del sole, nata prima di lui. La madre, Leto era una divinità della natura mentre il padre, Zeus era il re dell’Olimpo. Quando arrivò il momento di far partorire i suoi figli Leto non trovò nessuno disposta ad aiutarla in quanto tutti temevano la collera vendicativa di Era che era la moglie legittima di Zeus. Trovò rifugio nell’isola di Delo dando alla luce Artemide che, appena nata, si ritrovò a far da levatrice alla madre per far nascere Apollo, fu un travaglio molto lungo e difficile durato nove giorni e nove notti ed anche per questo Artemide venne considerata la dea del parto. A tre anni conobbe suo padre Zeus al quale chiese arco, frecce, ninfe, una muta di cani per andare a caccia e una tunica corta per correre. Artemide agiva in maniera rapida e decisa per proteggere e soccorrere a chi si rivolgeva a lei chiedendo aiuto e puniva in modo spietato chi la offendeva, spesso era andata in soccorso della madre. Artemide però uccise anche un cacciatore da lei amato, Orione, non fu una morte voluta da lei, ma provocata dal fratello Apollo che si sentiva offeso da quell’amore, la sfido a colpire un oggetto scuro nell’oceano dicendole che non ne sarebbe stata capace, ma lei scoccò una freccia che uccise il suo amato, non sapendo che quell’oggetto in realtà era la testa di Orione. Lei pose poi Orione fra le stelle e gli diede uno dei suoi cani, Sirio, la stella principale della costellazione del cane, che lo accompagnasse nei cieli. Era anche la dea della luna perché lei si sentiva a suo agio anche nella notte vagabondando in quel regno selvaggio accompagnata dalla luce del pianeta o di una torcia.
Come ritroviamo questa Dea?
La ritroviamo nella donna indipendente, una donna che si sente intera anche senza un compagno, è una donna che non ha bisogno dell’approvazione maschile per perseguire i suoi interessi o la sua meta, avrà un atteggiamento di donna che “sa badare a se stessa” e che le permette di funzionare da sola. Lei va dritta per il suo obiettivo, la sua capacità di concentrazione su qualsiasi cosa lei ritenga importante, non la distrarrà dai bisogni o dalla competitività altrui. La possiamo definire un archetipo del movimento femminista e quindi una forte “sorellanza” tra donne.
Già da piccola sarà concentrata su quello che le interessa, ostinata e in difesa dei più piccoli, spesso sostenuta dalla figura paterna che la sostiene e incoraggia in alcuni suoi interessi. Il problema nasce quando alcuni genitori criticano o rifiutano il comportamento attivo della giovane Artemide in quanto desideravano una bambina calma, una bambina più dipendente nei confronti della mamma, che indossasse abiti vezzosi e quando capiterà che non le daranno il permesso di fare determinate scelte in quanto “ragazza” lei lancerà grida di protesta e se neanche queste serviranno a qualcosa si ritirerà risentita. Questa opposizione da parte dei genitori può compromettere in Artemide la sua autostima e la sua fiducia in se stessa, soprattutto se la critica avviene da parte del padre che lei ammirava. Se questa sua modalità non è stata accolta dai genitori vivrà il conflitto rispetto alle proprie capacità creando un atteggiamento critico nei propri confronti sentendosi così inadeguata. Se vivrà una madre debole o depressa o immatura questo la porterà a svalutarla e a reprimere i propri sentimenti di dipendenza e vulnerabilità, rifiutando tutto quello che viene considerato femminile: la tenerezza, la ricettività, il desiderio del matrimonio. Il lavoro per lei ha un valore soggettivo seguendo in genere un ideale e quindi può intraprendere una professione in ambito sociale o legale. Per lei è molto importante l’amicizia con le altre donne, l’alleanza con gruppi di solidarietà tenuti da donne, mentre è attratta da uomini la cui personalità tende ad attività artistiche, creative o terapeutiche e con interessi che possono condividere insieme, come ad esempio le attività all’aria aperta, il campeggio, sciare, anche nel matrimonio può diventare un rapporto di amicizia, anche se l’uomo spesso è attratto proprio dalla sua forza di volontà, dal suo spirito di indipendenza. Non sente l’esigenza di una gravidanza ma se ha dei figli è spesso una buona madre ed è il tipo di madre che lo stimola all’indipendenza.
Gli aspetti negativi
In genere la donna Artemide vive bene i rapporti con l’uomo finchè lo stesso mantiene una certa distanza emotiva e non è sempre a sua disposizione, deve essere presente in lei l’elemento dell’ “inseguimento”, ma nel momento in cui si accorge che il compagno le si fa emotivamente più vicino o che vuole sposarla o che sviluppi una dipendenza questo interesse svanisce e può subentrare il disprezzo, così facendo nega la sua vulnerabilità e il proprio bisogno dell’altro. Può diventare molto crudele con un uomo che la ama e che a lei non interessa più. Se si sente svalutata o non rispettata in qualcosa a cui lei attribuisce valore, può tirar fuori una rabbia distruttiva. Questo aspetto distruttivo può fermarsi solo se Artemide si confronterà direttamente con la propria distruttività imparando a vederla come un aspetto di sé da fermare prima che la consumi e distrugga i suoi rapporti, dovrà imparare l’umiltà e l’umanità prendendo consapevolezza dell’essere anche lei una creatura imperfetta e non una dea vendicativa. La distanza emotiva è una caratteristica di questa donna che va dritta per arrivare al proprio obiettivo senza notare i sentimenti di chi gli sta accanto, facendoli sentire insignificanti ed escluse e quindi ferite. Per poter cambiare deve imparare ad ascoltare e a tenere conto di ciò che dicono gli altri.
Per cambiare deve scoprire in lei quanto siano preziosi l’amore e la fiducia di una persona particolare. Deve ascoltare e tenere conto di ciò che dicono gli altri. Sviluppare la compassione e l’empatia, che le possono venire con la maturità, se impara come ci si sente quando si è vulnerabili e diventa più comprensiva, se scopre che le persone sono più complesse di quanto lei non pensi e se perdona i propri e gli altrui errori, allora tutto questo la renderà più misericordiosa. Deve sviluppare il suo potenziale più inconscio, il suo essere ricettivo, l’attenzione al rapporto
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