Mi chiedo: perché la parola “responsabilità” ci fa così paura? Forse perché sembra una cosa più grande di noi, forse perché non ci sentiamo all’altezza o in grado di risolvere una situazione, perché è più facile far decidere agli altri ed è più facile poi incolparli, forse perché si da la colpa al destino o non sappiamo come si fa. Credo accada questo anche perché abbiamo paura o non abbiamo la voglia di assumerci un impegno, sia rispetto a noi stessi, sia rispetto alla società. Personalmente mi sono sempre sentita responsabile, ma più verso gli altri che verso me stessa. Ho sempre pensato di essere affidabile, anche ora so di esserlo, ma lo sono in maniera diversa, nel senso che ora scelgo di esserlo, non è più un ruolo che io assumo. In questo percorso di crescita personale, attraverso tutti i libri che ho letto, le esperienze corporee e attraverso il processo creativo, molto dentro di me è cambiato. Mi sono accorta che il modo in cui io mi percepisco, mi ascolto, mi osservo, mi accetto, la mia mancanza di giudizio è il comportamento che assumerò rispetto ad un futuro cliente. Se io sono in contatto con me posso esserlo anche con lui, se io so che attraverso un percorso ho ritrovato le mie risorse e ho saputo trasformare la mia insicurezza in forza vitale, se ho compreso che tutti i miei schemi non dipendono da me come persona, ma da una serie di meccanismi che ho dovuto far diventare parte della mia personalità per avere accettazione, comprensione, per far presa sugli altri allora sarò in grado di agevolare la persona che ho di fronte nel miglior modo possibile, proprio perché io l’ho vissuta in prima persona. Quale beneficio posso apportare ad un cliente, se io per prima non sperimento dentro di me il cambiamento? Se io non mi accetto in tutte le mie parti, non solo quelle che mi piacciono, ma soprattutto quelle che mi disturbano, ma fanno pur parte di me, come posso accettare l’altra persona per quello che è, facendogli capire che noi siamo fatti di più personaggi dove ognuno vuole dirci qualcosa e noi dobbiamo solo imparare a leggerne il linguaggio, senza giudicarci e senza incolparci. Ho sperimentato il vuoto, l’empasse, la mancanza di impegno e di volontà, la paura di affrontare un percorso fatto di sacrifici. Tutti i meccanismi che noi mettiamo in atto e la mancanza di fiducia in noi stessi, non ci permettono di ritrovare tutte le risorse che abbiamo e le nostre potenzialità, i ruoli che spesso assumiamo e dove non ci riconosciamo, dipendono proprio da parti e risorse di noi che abbiamo represso, che abbiamo nascosto a noi stessi. Si parla di “autoconsapevolezza”; spesso mi chiedo quanto siamo consapevoli di noi stessi attraverso i messaggi che ci rimanda il nostro corpo e le nostre emozioni, quanto siamo consapevoli che il nostro disagio è dovuto a un trauma passato o ad un sentimento non espresso? Anche nella vita attuale spesso alcune situazioni ci riportano al passato e il nostro corpo ci rimanda dei segnali, ma noi non ne siamo consapevoli, non riusciamo a capire il perché della nostra sofferenza, questo perché abbiamo lasciato aperte delle “gestalt” che non si sono mai chiuse dentro di noi e ogni volta che riviviamo quella situazione, il dolore riaffiora. Il lavoro del Counselor è anche questo, rendere consapevole la persona che non siamo noi ad essere colpevoli, ma che il nostro istinto di sopravvivenza da bambini ci ha fatto assumere una corazza, un ruolo non veritiero per difesa, per protezione, per essere accettati e amati. Il nostro modo di essere e la nostra vera personalità è tutta da scoprire perché spesso ci ritroviamo ad assumere dei ruoli che non ci appartengono, come quando ci ritroviamo a lamentarci per delle cose che ci accadono, per delle scelte sbagliate o sentiamo un malessere fisico e non capiamo il motivo. Ci sentiamo in crisi, insoddisfatti ma non abbiamo il coraggio o la forza di cambiare la situazione proprio perché non siamo consapevoli delle nostre capacità, delle nostre risorse. Non ci assumiamo la responsabilità della nostra vita. Un lavoro che sto facendo su di me è proprio quella di non prendermi la responsabilità delle scelte altrui, in questo modo permetto agli altri di agire sulla propria vita. Una frase che mi ha colpito è “Non ti posso aiutare. Sarò con te. Tu farai quello che riterrai necessario” La cosa che ci viene più spontanea è quella di dare consigli, di prenderci cura della persona, di essere disponibili, convinti di essere in grado di risolvere la situazione, ma questo credo che sia un nostro bisogno, quello di sentirsi onnipotenti. “Puoi contare sul mio amore, ma non sul mio sostegno”. Anche perché se non permetto alla persona di assumersi la responsabilità non le permetto di crescere, di scegliere della propria vita. Il mio ruolo come Counselor sarà quello invece di agevolare la persona che ho di fronte per fare in modo che possa scoprire come entrare in relazione con se stesso e voler essere se stesso, diventando consapevole delle sue emozioni e del suo corpo.
perchè la parola “responsabilità” ci fa così paura
About the Author: Lizi
Sono Lizi Paragano, artista dei colori dedita alla creazione di Mandala, lavorando sui quali ho sentito, giorno dopo giorno il cambiamento e la consapevolezza di me stessa.
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