Cosa succede al nostro Sé quando non ci sentiamo amati o accettati? Da dove nasce il nostro desiderio di sperimentare altro, o come riusciamo ad accrescere in noi la voglia di auto realizzarsi? Vediamo se riesco a spiegarmi: un bambino sano vive e gioisce in maniera spontanea di tutto ciò che fa, non ha uno scopo preciso o una meta da raggiungere, ma vive semplicemente quello che accade. Dopo un po’ quando ha fatto suo quel determinato piacere o gioco, ha voglia di andare a sperimentare altro, inizia realmente a capire cosa gli piace o cosa non gli da piacere, le sue scelte partono dall’interno verso l’esterno, inizia in maniera spontanea a sperimentare, ad esplorare e a godere senza alcuna aspettativa, stando semplicemente nell’ascolto del suo essere, portando tutto questo ad un divenire, ad ulteriori piaceri più elevati. Perché allora per alcuni bambini è così difficile crescere? Perché si ha paura di rischiare o di perdere ciò che si possiede, o si ha paura dell’indipendenza, si ha paura della separazione? Qui entra il conflitto tra quella parte di noi che ci spinge ad andare avanti e quella che invece vuole restare protetta, non ci sentiamo più liberi di scegliere. Quando perdiamo il nostro Sé? Quando siamo piccoli il sentirsi amati, approvati, ammirati e rispettati da altre persone, è di vitale importanza proprio perché danno sicurezza, cibo, amore; il pensiero di perderli è terrificante. Perciò il bambino, se è posto di fronte ad una scelta tra le proprie esperienze piacevoli e l’esperienza del sentirsi approvati da parte degli altri, sceglierà l’approvazione, andando a rimuovere le esperienze piacevoli disapprovandole o vergognandosi anche solo all’idea di volerle provare, non sarà capace più di sperimentare. In questo caso il Sé del bambino e il suo accrescimento è stato messo da parte, abbandonato perché la sicurezza per loro è molto più importante. Il bambino impara ad essere diverso perché gli altri desiderano che lui sia diverso. Tutto questo porta a respingere la sua parte vera, la sua parte vitale, i suoi sentimenti, le sue radici, è come se si trovasse privo di Sé. Avendo rinunciato a se stesso quando crescerà svilupperà uno pseudo-sé che sarà un sé senza desideri, sarà forte, amato, si muoverà nella vita, ma tutto questo non lo porterà a gioire o godere ma semplicemente a sopravvivere perché non sarà la sua vita ma solo un meccanismo di difesa, dentro di lui emergeranno comunque i suoi bisogni e i suoi conflitti.
Perché ho voluto scrivere questo, perché è importante per me chiarire dentro me stessa i miei conflitti, ma per fortuna ho voluto dar voce a questi conflitti, ho voluto ascoltare quella parte vera di me che spingeva per uscire fuori e che il chiedere aiuto non significa essere deboli, ma significa che la mia parte adulta ha iniziato a dare ascolto a quella voce interiore, a quella parte bambina che voleva essere ascoltata e accettata, rispettando i suoi tempi, senza costringerla ed è per questo che ho cercato situazioni che mi hanno aiutato a muovermi, a crescere, a consapevolizzare i miei bisogni, ripartendo dalle basi e ritrovando la mia base sicura, la mia sicurezza e ogni volta che avrò soddisfatto un bisogno vivendolo nel processo sarò pronta per evolvermi.
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